Zitto, sa...o non ti televoto!
Venerdì 30 e sabato 31 maggio ho rivisto lo spettacolo di Andrea “Zitto, sa…o non ti televoto!”.
Anche questa volta mi sono divertita moltissimo!
Andrea riesce a tirar fuori una molteplicità di voci, che colpiscono nel segno e centrano le caratteristiche di questo o quel personaggio; passa con disinvoltura dallo zio solerte alla nipotina saccente, dal marito furioso alla moglie petulante, e così via in una ridda di voci reali e surreali…come quella del biscotto, del rasoio, del navigatore satellitare…
Da qui alle imitazioni il passo è breve. Andrea è un ottimo imitatore, lo si sa, e potrebbe forse ampliare la sua gamma di personaggi famosi…ma quando lo sento fare Costanzo o il Padrino mi sembra di ascoltare l’originale!
Lo si potrebbe anche definire rumorista…vista la gamma di rumori che riesce a riprodurre…il sibilo del vento, il gracchiare dei corvi, il cigolìo di una porta, il ronzìo di un rasoio, il rumore sordo e vibrante del televisore rotto…e poi fruscii, esplosioni, oggetti che cadono e rimbalzano… tanto per dirne alcuni.
Andrea ha modificato molto la sua parlata e , anche se c’è ancora spazio per ulteriori miglioramenti, non gli si può più rimproverare il fatto che si mangi le parole.
La poesia, la stupenda “Mi padre è morto partigiano”, è stata recitata con una intensità diversa…più matura rispetto agli spettacoli precedenti: è più marcato il contrasto tra la rabbia e la disillusione del figlio trentenne e la speranza e la combattività del padre ragazzino e di volta in volta ci si commuove alle parole del padre e ci si immedesima in quelle del figlio…fino alla parola conclusiva della poesia…quel “lottavo” pronunciato, questa volta, con forza, coraggio, tenacia, orgoglio.
Grande prova di Andrea.
Nel canto i progressi sono evidenti (già lo si era constatato durante la recente tournée) e le tre canzoni sono state eseguite davvero bene, ognuna di esse arricchita dalla giusta interpretazione: energico in “Città vuota”, malinconico in “Stella di Roma” e frizzante e delicato al tempo stesso in “Tu vo’ fa’ l’americano”.
Riesce a mettere in evidenza efficacemente gli aspetti più comici di personaggi, situazioni e stati d’animo e lo fa bene, attraverso la gestualità, l’espressività, il perfetto uso dei tempi.
Vi sono momenti in cui non ci sono battute ed è solo la mimica di Andrea a tenere banco: e sono momenti di grande ilarità.
E così come sa far ridere, allo stesso modo fa ammutolire quando si accinge ad interpretare il “momento serio” dello spettacolo, come lui stesso lo definisce: la poesia di Lerici.
Quasi avesse girato un interruttore, di colpo in teatro scende il silenzio… sul volto di Andrea si vedono scorrere tutte le emozioni del padre e del figlio: stupore, curiosità, entusiasmo, speranza, rabbia, dolcezza, malinconia, rassegnazione, ardimento….
Nella danza Andrea è sempre elegante e ce lo conferma, oltre che in coreografie già collaudate, come “Pretty woman” o “Città vuota”o il “Tango de Roxanne”, anche nel nuovo balletto che accompagna l’esecuzione di “Tu vo’ fa’ l’americano”, nel quale Andrea è circondato dalle quattro ballerine il cui costume ricorda la bandiera americana.
Non si tratta di una coreografia complessa, anzi è molto semplice, ma la cosa bella è proprio veder ballare dei passi così semplici con tanta naturale eleganza .
Come autore Andrea ha saputo rielaborare l’intero spettacolo, legando in maniera appropriata i vari argomenti fra loro, di modo che tutto scorre fluidamente dall’inizio alla fine, seguendo un filo logico con semplicità e coerenza.
Alcune cose sono state tolte, altre solo limate, altre ancora arricchite con trovate nuove e divertenti .
La vera novità è stato un bel monologo retrospettivo, nel quale Andrea spiega al pubblico come lui, fin da piccolo, sognasse di stare sul palco di un teatro ….e che, attraverso il paragone col mito americano, introduce il pezzo cantato e ballato “Tu vo’ fa’ l’americano”.
Complimenti quindi alla fantasia e alla professionalità di Andrea, che invece di adagiarsi su un copione già scritto, cerca e trova nuovi spunti per migliorare il suo spettacolo.
Voglio aggiungere anche che, a mio avviso, Andrea sta trovando uno stile tutto suo. Se mi chiedessero “Chi ti ricorda?” non mi sentirei di fare paragoni…è lui….è Andrea Dianetti!
.