ZITTO SA... O NON TI TELEVOTO! versione 4.0
Finalmente riesco anch'io a scrivere le mie impressioni su “
Zitto sa... o non ti televoto” versione 4.0 e sul suo autore, regista ed interprete,
Andrea Dianetti.
Andrea è riuscito, ancora una volta, a mettere in scena uno spettacolo divertente e accattivante, a mio parere una versione ancor più bella e più matura delle precedenti, che ho avuto il piacere di vedere a Livorno, Roma, Firenze e Milano.
Delle precedenti versioni è rimasta la freschezza, il divertimento, la gioia di stare sul palco, l'amore per un mestiere tanto bello, quanto strano e difficile... e poi, ancora, una sceneggiatura di base ormai ben collaudata...
Di diverso c'è un nuovo, strepitoso monologo sul mito americano e la maturità di un ventunenne che, artisticamente, continua a crescere a vista d'occhio, in un modo che impressiona anche chi lo sta seguendo passo dopo passo, con molta attenzione e grandi aspettative.
Vedendolo in azione, che Andrea non sia più un neofita del palco è palese; che a questo abbiano contribuito anche i sette mesi passati a dar vita, sui palcoscenici di tutta Italia, ad un personaggio non vincolato da nessuna sceneggiatura e, di fatto, affidatogli, è probabile... Sta di fatto che il giovane artista romano occupa il palco con la sicurezza di un veterano, lo riempie come se non avesse fatto altro nei suoi primi ventuno anni, lo percepisce a trecentosessanta gradi, con una sensibilità che gli permette di non perdere mai di vista sceneggiatura, spazi, tempi e pubblico.
Lo spettacolo che Andrea mette in scena per la sesta e settima volta è divertente, leggero, più fluido rispetto alle versioni precedenti, ben legato in tutte le sue parti.
I monologhi comici e satirici, la poesia di Magni, le canzoni (soltanto tre e strettamente legate alla parte recitata) e le deliziose e ironiche coreografie si susseguono senza strappi o scossoni in una piacevole e briosa leggerezza, in cui semplicità e genialità si fondono e diventa impossibile distinguerne i confini.
A far questo hanno contribuito certamente la collaborazione alla regia di
Alessandra De Pascalis, formatasi alla scuola di Proietti e sua insegnante di recitazione e tecniche di regia e alle coreografie di
Fabio Giorgi, suo insegnante di danza e direttore artistico di Solo Arte, la scuola dove è artisticamente nato e che continua a frequentare...
E poi, ovviamente, il corpo di ballo: le quattro giovanissime ballerine (la più giovane è Federica Dianetti, classe '93), anche loro alla sesta e settima messa in scena, sicure, ironiche, ottime danzatrici, discrete spalle e sorprendenti attrici, tanto che Andrea lascia loro il palco per un po', nella divertente scena della “rivolta del ceto povero del suo spettacolo”...
Ma lo show è lo specchio di Andrea, è il suo modo di vedere il mondo e di raccontarlo, è un concentrato delle sue idee, l'esplosione della sua genialità artistica e umoristica, lo sfogo, stavolta ben controllato e canalizzato, della sua voglia di fare... e di dare.
E' il suo modo di esprimersi, che comincia ad essere personalissimo nello stile e che, nonostante una evidente naturale predisposizione alla comunicazione, non prescinde dall'arte e dagli anni di studio.
Nel suo show Andrea è attore, mattatore, comico, imitatore, cantante, ballerino... persino rumorista... Per avere un'idea delle sue capacità e potenzialità, basterebbe vedere il nuovo monologo dello spettacolo, quello sul mito americano.
Il prologo, di tipo introspettivo, è velato di malinconia, ma i toni cambiano quando Andrea comincia a parlare della differenza tra le produzioni italiane e quelle americane, lanciandosi nella descrizione di una serie di scene surreali, con tanto di caratterizzazione di personaggi, espressioni, gesti, voci e rumori vari, con una tale abilità che sembra davvero di vedere il vecchietto di Via Sagno imprecare contro l'astronave di Indipendence day, oppure l'Uomo ragno che, dal terzo piano di una palazzina, guarda avvilito il vigile romano che lo invita a non fare l'esibizionista.
In questa capacità, non comune, di descrivere scene, luoghi, situazioni comiche e surreali e dar vita a personaggi fortemente caratterizzati nella voce e nell'aspetto, mi ha fatto tornare in mente il giovane Montesano.
Il monologo è seguito da “Tu vo' fa' l'americano”, che Andrea canta, balla (deliziosa la coreografia) e interpreta con eleganza e ironia, coadiuvato dalle ragazze del corpo di ballo.
Il pubblico, che per la stragrande maggioranza lo vedeva per la prima volta (tra questi
Massimo Lopez - che, seduto poco distante da me, ha riso dall'inizio alla fine e alla fine dello spettacolo si è congratulato con Andrea -, alcuni suoi giovani colleghi del settore e diversi suoi amici ex Amici, come Nicola, Luana e Matteo della quinta edizione, Manuel della sesta e Samantha Fantauzzi), ha apprezzato, si è divertito e lo ha applaudito lungamente e con convinzione.