Tutto in una notte... di luna piena
Sabato 30 giugno sono tornata a casa mia con una certezza - quella di aver passato una nottata, quella precedente, molto speciale - e con un dubbio& o, meglio, con una domanda pressante: ma cosè che spinge un giovane artista a proporre uno spettacolo in strada fino a notte fonda, nemmeno unora dopo aver trascorso unintera serata su un palco a presentare e cantare? Il desiderio di fare un regalo ai suoi fan? Quello di mettersi alla prova e sperimentare? La voglia incontenibile, repressa solo fino a poco prima, di esternare e improvvisare? La volontà di dimostrare a se stesso e a chiunque altro, seduta stante, che quello che ha dato sul palco circa unora prima è solo il dieci per cento di quello che può dare? Il puro piacere nel farlo? BAH&. Chi lo sa? Lunica cosa certa è che lha fatto.
Ma procediamo con ordine&
Siamo ad Ostia, lunico quartiere di Roma che può specchiarsi sul mare, allinterno del centro ricreativo Cineland, dove sta per essere inaugurata una grande sala giochi, nella quale si potrà giocare a bowling, biliardo e quantaltro. Non appena vediamo le dimensioni del palco (è piccolissimo), capiamo perché i promotori dello spettacolo, oltre ad Andrea, hanno invitato tre cantanti - Manola, Giulia e Max - e nessun ballerino.
Lo spettacolo si svolge nel modo classico: Andrea che canta e presenta i suoi colleghi, scambi di battute a volte molto divertenti, piccoli sketch e una serie di esibizioni canore più o meno belle, non certo agevolate da unacustica e un microfono che lasciano molto a desiderare. Si nota che cè voglia di collaborazione, che cè la volontà di fare un piccolo spettacolo andando oltre lesibizione del singolo& cè sempre uno dei quattro pronto ad esortare il pubblico ad applaudire e incoraggiare un collega ed è una cosa molto bella a vedersi.
Parliamo un po dei singoli:
Per quanto riguarda Manola non posso che ribadire quello che ho scritto sulla serata di Tra sogno e realtà del 22 giugno: è una bella ragazza, ha una bella voce e unottima musicalità, è intelligente e ironica, conosce la lingua italiana e sa usarla. Sono sempre più convinta che possa fare qualcosa dinteressante nel suo futuro professionale.
Anche Giulia mi è piaciuta. Lavevo già vista esibirsi lo scorso 27 aprile al Tendastrisce, qui a Roma, e mi ero stupita del fatto che la sua immobilità sul palco dal vivo non fosse così brutta da vedere come, invece, mi sembrava dalla televisione. Non è una cantante tecnica, non si permette virtuosismi, ma ha una voce gradevole, un po sporca, Pur non essendo perfetta tecnicamente, è piacevole ascoltarla cantare& ha una voce gradevole ed ha un suo stile.
Max& ehm& che dire di Max? Ha buone potenzialità e unimmensa sicurezza nelle sue possibilità& è coraggioso (o un po sfacciato?), non ha paura di lanciarsi in virtuosismi vocali molto pericolosi che, mi spiace dirlo, non sono mai andati a buon fine. E simpatico, ironico e autoironico, si vede che gli piace stare sul palco e fare spettacolo, è uno che non si risparmia & però, forse, piuttosto che lanciarsi in acuti e virtuosismi improbabili, gli converrebbe badare un po di più allinterpretazione.
E poi cè Andrea. Presentatore, cantante, intrattenitore& è lui che decide la scaletta di questi spettacoli, prepara gli sketch e decide i duetti. Sicuro di sé, energico ed energizzante, simpatico, estroverso e coinvolgente, ogni volta che esce sul palco sono applausi. La sua crescita, serata dopo serata, è sorprendentemente visibile.
Il dopo spettacolo&
Finito lo spettacolo, ci allontaniamo dalla confusione e usciamo in strada a respirare un po daria fresca e a scambiarci le prime impressioni su quanto abbiamo appena visto.
Andrea ci raggiunge dopo un po e, fotocamere e videocamere rigorosamente spente, si parla un po del più e del meno& delle sensazioni legate allo spettacolo, di esami e tesine, di tagli di capelli e di look. Si parla per modo di dire, perché a parlare è soprattutto lui& è difficile, se non impossibile, interromperlo& neanche i dianettani più logorroici ci riescono (e ce ne sono&) ma, in fondo, neanche lo vogliono perché, in effetti, è un piacere sentirlo parlare, ascoltarlo nei suoi discorsi allinizio sempre un po seri, profondi e poi, via via, sempre più scherzosi, ironici, mai banali& Andrea comincia a raccontare aneddoti esilaranti, che coinvolgono lui e altri personaggi più o meno noti& ad un certo punto comincia a parlare della sua esperienza di capo animatore diciassettenne in un villaggio turistico e il racconto, arricchito da unespressività e una mimica da attore consumato e da un crescendo di battute e di trovate paradossali ed esilaranti, prende la forma di un vero e proprio, lunghissimo e bellissimo monologo comico. Il pubblico (costituito da una ventina di fan e da chiunque passasse in quel momento) si diverte e ride& e io non posso fare a meno di riflettere sul fatto che un palcoscenico non si riconosce necessariamente dalle canoniche assi di legno, dal sipario rosso e dalle luci& il palcoscenico può essere ovunque, anche in mezzo ad una strada, illuminato dalla luce bianca della luna piena e, soprattutto, dallestro, dalla genialità e dal talento di un Artista.