Dal Corriere
Eleonora, favola sulle punte
La Abbagnato, palermitana e stella dell’Opéra a Parigi,
ha debuttato agli Arcimboldi
A tre anni la mamma non poteva badarle quando il suo negozio si popolava di signore impegnate a provare golf e tailleurs. E bussava alla porta accanto, alla scuola di danza della sua amica Marisa: "Mi tieni Eleonora?". Parcheggiata, accucciata in un angolo, davanti ad allieve incerte fra specchi, sbarra e tutù, la piccola s’incantava. All’inizio, immobile come una bambola. Poi, animata dalla voglia di provare, di imitare, di volare.
Comincia così, a Palermo, la favola di Eleonora Abbagnato scoperta mercoledì sera dai milanesi alla prima degli Arcimboldi, incuriositi da questa sublime protagonista dello Schiaccianoci che approda sulle scene della Scala «prestata» però da Parigi. Perché la bimba che in Sicilia muoveva i primi passi per caso nella scuola della vicina di bottega, si muove già da tanti anni leggiadra e perfetta come prima ballerina sul palcoscenico più ambito del mondo, l’Opera Garnier di Parigi, casa a due passi dal Sacre Coeur, la mattina cappuccino e croissant fra gli artisti di Montmartre.
Sarà per i tratti eterei del viso, i lunghi capelli dorati, gli occhi colore del mare, soave e leggera come i suoi passi, ma quando i francesi applaudono Eleonora Abbagnato molti non immaginano che quella cicogna dallo scatto armonioso arrivi da Palermo.
«Oui, je suis sicilienne, e me ne vanto», precisa lei, con un ironico sorriso di sfida, quasi a difesa di una storia che si porta appresso, senza mai dimenticare le prime lezioni nella scuola dell’amica di famiglia, Marisa Benassai, l’altra sera in sala agli Arcimboldi, accanto alla mamma, la signora Piera, emozionate e felici. Un percorso cominciato fra saggi e concorsi con la «benedizione» di Pippo Baudo. Perché quando si tratta di talenti siciliani, lo «zio» Pippo non può mancare. Fatto sta che si accorse per primo della bimba prodigio. O, almeno, con lui Eleonora ebbe il primo passaggio tv. A 11 anni. E mamma Piera, ancora oggi mattina e pomeriggio nella boutique di via Giordano, a Palermo, capì che doveva credere nella sua piccola, pronta a correre ovunque, a macinare migliaia di chilometri per un’audizione.
«La svolta arrivò ad un provino con Carla Fracci. E poi con il mitico Roland Petit, a 12 anni», evoca Eleonora in camerino dopo l’ovazione della platea, abbracciata a mamma e maestra. «Venni condotta per mano da loro davanti al grande coreografo che mi portò via, in tournée, fra Marsiglia e Parigi...». Ma bisognava attrezzarsi sempre meglio nella tecnica. E allora ecco che la mamma l’accompagna a Montecarlo, in una scuola dove resta sei mesi, per poi passare un altro anno a Cannes, ammessa nel gruppo di Rossella Hightower.
«Parigi, i grandi... Ma rivedo una bambina che non si lasciava accecare dalle luci perché volevo solo ballare», racconta con semplicità la protagonista di questa escalation culminata in un incontro a Venezia con Claude Bessy, da trent’anni direttrice della scuola dell’Opera di Parigi, la più grande maestra. «Possiamo provare», fu il verdetto.
E la madre Piera partì per l’ennesimo viaggio, felice, ma col cuore piccolo perché stavolta avrebbe dovuto lasciare la sua bambina da sola.
«Allora capii di non essere nessuno, anche se in Italia ero coccolata, presentata da Baudo, accolta dagli applausi di un pubblico che spesso aveva sentito parlare del piccolo prodigio - ricorda ancora Eleonora, con la capacità di chi sa guardarsi da fuori - Mi trovavo a danzare fra bimbe snodatissime, fisici pazzeschi, alte, perfette nei movimenti. Mi sembrava di non avere le loro doti. Ma avevo testa e volontà. E mi dissi: non sei arrivata, sei solo all’inizio, anzi, qui bisogna proprio ricominciare da capo ricostruendo le basi».
E’ stata dura, durissima. «Prove ed esami continui. Come a un soldato in addestramento». A diciott’anni anni, l’ammissione al corpo di ballo. «Eravamo rimaste in 10. Poi veniamo prese solo in due». Alla fine l’exploit del 2001. «L’anno del grado di prima ballerina, premiere danceuse». E torna ad allenarsi pensando alla gara per l’aureola di Etoile, passaggio atteso in una Parigi dove è volata ieri per danzare in serata all’Opera, rientrando stamane a Milano per la replica dello Schiaccianoci, alternando a distanza di 24 ore ruoli e città, tenace, decisa, come vuol essere il «soldato Eleonora».