00 30/03/2004 02:22
Come sapete è uscito un nuovo film sulla danza diretto da Altman,si chaima The company.
A quanto pare hanno organizzato una proiezione speciale per i ballerini scaligeri...io l'ho trovato molto interessante come articolo,magari piace anche a voi.


I ballerini di Altman? Noi siamo più cattivi


L'appuntamento è al buio di un cinema. Fuori piove, il traffico da i numeri, ma loro arrivano puntuali. Leggeri ed eleganti, se pur unfagottati in sciarpe, berretti, calzerotti, entrano alla chetichella, occupano a gruppetti la sala vuota, si chiamano, parlottano, ridacchiano. Come studenti che hanno bigiato e invece sono i danzatori del corpo di ballo della Scala. Tutti li per un film fuoriorario che sembra scritto e tagliato su misura per loro. Perchè the Company, diretto da Robert Altman, da domani sugli schermi, racconta con il piglio corale tipico dell'autore di Nashville, america oggi, Gosford Park, quel mondo del balletto fatto di bellezza e fragilità, di fallimenti, momenti esaltanti, sfide. E di sfida si è trattato anche per Altman. Lui, che mai prima aveva avuto a che fare con il balletto, alla fine delle riprese ha dichiarato ammirato:"Sono artisti che fanno l'impossibile, ognuno di noi ha desiderato almeno una volta di essere come loro. Sono belli, vulnerabili, espressivi".
Vale per quelli sullo schermo e vale per quelli in sala. A questi ultimi, bastano poche immagini per riconoscere nella varipinta compagnia del Joffrey Ballet di Chicago le stimate meravigliose e dolenti, di una comune vita sulle punte. Fatta di scarpette di raso e di piedi sanguinanti, di disciplina infessibile e di inevitabili stravizi, di dominio assoluto sul proprio corpo e di costante timore che li possa tradire. Così quando tra un arabesque e un bouré, una gamba cede e la svettante Maia s'accascia, trasformandosi in un attimo da delicata libellula in goffa bambola rotta, nella platea corre un brivido collettivo costellato da una serie di gemiti. "Un incubo a cui nessuno sfugge, questo è uno dei punti più interessanti di un film per altri versi invece piuttosto superficiale - commenta alla fine Roberto Bolle, étoile maschile della Scala (insieme con Massimo Murru) -. Un in cidente, anche se all'apparenza banale, può senare per sempre una carriera, a volte addirittura chiuderla. E' la grande angoscia di ogni ballerino, ma guai a pensarci soprattutto in scena. Non si ballerebbe più."
"I ballerini non hanno paura" sostiene Altman alludendo alla loro costante volontà di andare oltre le normali leggi dell'orologio biologico e della forza di gravità. "Ma è anche vero - aggiunge Gilda Gelati, prima ballerina scaligera- che ben pochi altri lavori ti danno un senso di precarietà come questo. Se stai male una sera, qualcun'altra prenderà il tuo posto. Se ti fai male seriamente, puoi uscire dal gioco. qui la sfortuna di uno può diventare la fortuna di un altro".
Proprio come capita a RY (la bravissima Neve Campbell, che per questo ruolo si è allenata alla sbarra per due anni filati): di grande talento, simpatica a tutti, alla vigilia del debutto si rompe il tendine. Alla prima a ballare ala suo posto ci sarà un altra e lei, dietro le quinte assisterà al successo sulle stampelle. "E questi qui del film mi sembrano ancora piuttosto gentili, festeggiabo persino il Natale insieme....In realtà il dietro le quinte di un corpo di ballo è molto meno idilliaco - assicura cinico il primo ballerino Biagio Tambone. Se le telecamere del Grande Fratelo si piazzassero tra le nostre palestre e camerini se ne sentirebbero delle belle
!". A sorprendere tutti il fatto che Ry, pur se prima ballerina, alla sera, dopo le prove, si infila una parrucca, si veste da entraineuse e va a fare la cameriera in un locale per tirare su denaro. "In America gran parte delle formazioni di danza sono sovvenzionate dai privati e i danzatori sono pagati solo quando lavorano- spiega Francisco Sedeno, anche lui primo ballerino. In Italia e in altri paesi d'Europa invece, i grandi teatri hanno le loro compagnie stabili, sostenute dallo Stato. Questo garantisce una sicurezza lavorativa che ti permette di dedicarti solo al tuo lavoro. Però bisogna tener conto che, rispetto il Joeffry Ballet è si una formazione storica ma ben più piccola. Anche da noi, in compagnie minori, capita che i giovani debbano alternare la danza con qualche altro lavoro. E' duro ma agli inizi può capitare."
Sorprende anche l'interprido andare avanti di due danzatori impegnati in uno spettacolo all'aperto e sorpresi durante il loro numero da un violento temporale che minaccia di spazzar via da un momento all'altro la fragile struttura su cui ballano. Un momento di misteriosa emozione. Un'analoga situazione Altman l'aveva già raccontata sullo sfondo di un matrimonio nel Dottor T e le donne. Ma mentre li sposi e invitatti davanti alla furia degli elementi se la davano a gambe, qui tutti restano. Il pubblico si limita ad aprire gli ombrelli, i ballerini continuano a ballare, indifferenti a lampi e tuoni. Effetto cinema? "No a me è successo davvero - ricorda la prima interprete Isabel Seabra. Un' estate in Germania ero in scena con il grande Nureiev. Uno spettacolo all'aperto, davanti a noi tremila persone. Di colpo violenti scrosci di pioggia. Ma nessuno si mosse, tutti con ombrelli e foulard, ma tutti li. E noi a cimentarci nei pas a deux mentre ogni tanto un inserviente girava discreto a spazzar dal palco le foglie portate dal vento".
A governare tanta energia, bellezza, l'occhio attento e ceruelo di Malcom DcDowell, direttore artistico padre-padrone dal carisma infallibile. "Un ruolo difficile-riconosce Frederic Olivieri, direttore del corpo di ballo scaligero. In un balletto il tasso di competizione è sempre molto alto, per governarlo serve equilibrio, fermezza e un pizzico di psicologia. Un direttore artistico è come un allenatore, alla fine è lui che decide chi deve giocare e chi no. Ma qualche volta sono scelte difficili, dolorose".

dal Corriere della Sera del 25 marzo 2003