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Re: Re: Grande Gennà

Scritto da: maddi di manikomio 16/10/2006 10.15

Non l'ho capita. Riconosco solo il faccino di Raffaele



Troppo giovane e poco appassionata di spettacoli teatrali/televisivi datati [SM=x52968] quello è Peppino De Filippo con un suo personaggio storico, Pappagone, dal taglio di capelli identico a quello di Buscofen.

Lascio breve recensione del personaggio, non fa mai male:

Nel 1966 Peppino inventò un'autentica maschera nel corso di una trasmissione televisiva intitolata "Scala Reale". Più precisamente andò a ripescare un personaggio creato molti anni prima per la commedia di Armando Curcio "I casi sono due". Si trattava del cuoco Gaetano Esposito che aveva fama d'essere bugiardo e imbroglione, nato da una relazione extraconiugale del barone Ottavio del Duca. Bastò il cambio del nome,qualche ritocco e così nacque Pappagone, fenomeno televisivo degli anni '60, vera ultima maschera italiana. Anche in questo caso, come per le opere teatrali, la tradizione della Commedia dell'Arte ebbe un peso rilevante. Dopo Pulcinella, Felice Sciosciammocca, la figura di Gaetano Pappagone si presentò con tutti i connotati di personaggio comico, farsesco, un po' stupidotto alle dipendenze del "Cummantatore Pupino Di Filippo". Una maschera piena di vita, allegra, dallo spirito bizzarro, popolare, scaltra, goffa, dietro la quale si legge tutta la saggezza, la furbizia, l'intelligenza della gente di strada che crea una propria filosofia, un proprio stile a volte anche scanzonato per non lasciarsi sopraffare dalle traversie quotidiane. Pappagone diventa l'alter ego di Peppino, che con ironia si prende gioco di se stesso, ma è altrettanto personaggio autentico, nel quale ognuno può riscoprire una parte di sè, dei propri difetti e delle proprie manie. Volutamente amplificato nei suoi eccessi, Pappagone, grazie al nuovo linguaggio creato per lui, diventa strumento di cui l'autore si serve per abbattere con delicatezza i muri delle ipocrisie e i luoghi comuni del suo tempo. Da qui la grandezza e la modernità che contraddistinguono questa maschera, nonchè la bravura di Peppino nel saper costruire una lingua apposita, fatta di mille sfumature, colori, neologismi, gerghi in vernacolo-italianizzato. Di grande effetto quindi i suoi "pirichè", "eque qua", "anzio", "propeto", "tante esequie", e numerose altre, che vanno a formare un vero e proprio dizionario, un nuovo linguaggio del nonsense,un linguaggio alla rovescia che rappresenta il trampolino dal quale Peppino si lancia, lasciandosi alle spalle il passato,la Commedia dell'Arte e le sue maschere.

[Modificato da ||Gennaro|| 16/10/2006 21.57]

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